mercoledì 4 luglio 2012

Benvenuti al Sud

Alle 16.10 arrivava uno degli invitati al matrimonio del giorno dopo: il novello fidanzato della terza figlia. A quell'ora così calda arrivava il fiorentino che avevano visto solo una volta, un mese prima. In altre parole, nel bel mezzo della calura estiva, arrivavo io.
Appena sceso dal treno, la trovai sorridente e bellissima. Capelli raccolti per il caldo, occhi desiderosi di un bacio che subito accontentai. Uscimmo dalla stazione e vidi suo padre che ci aspettava. Una stretta di mano, un bacio sulla guancia e fummo per le strade di Napoli, addobbate di tricolori e bandiere in ogni angolo della strada, ancora in festa per la bellissima vittoria della Nazionale contro la Germania.
C'è tanta allegria nella gente di Napoli, tanta voglia di metterti a tuo agio. Hanno un culto dell'ospitalità così elevato che ti sorprende se pensi che non sei tu il protagonista dell'evento che si apprestano a celebrare. Probabilmente tutto nasce dall'idea di famiglia che a quella latitudine è molto più sentita che dalle mie parti e così, non appena entri a far parte della loro comunità, quella che da noi è solo gentilezza, là si trasforma in dolcezza, in gioco e in travolgente simpatia.
Le prime ventiquattro ore dopo il mio arrivo furono piene di timidezza (la mia) e di risate, di tensione che man mano si scioglieva e di curiosità per i posti da scoprire che mi sorprendevano per la loro bellezza. La notte dormii dal fratello della mia fidanzata: non potevo violare la casa della sposa, tanto rassomigliante alla mia fidanzata da esserne la sorella. Alle 16.30 del giorno seguente arrivò il momento del matrimonio.
Fu una cerimonia bella ed intensa: dalla mattinata dei preparativi e delle foto alla serata diventata nottata in un ristorante-albergo con una vista mozzafiato sul golfo di Napoli, passando per la cerimonia nella cappella della scuola militare conclusasi tra applausi e picchetto in onore dello sposo capitano dell'aeronautica e della nuova raggiante moglie.
Il tempo trascorse più in fretta di quanto me lo ero immaginato e presto arrivò il momento di ripartire per Firenze, stavolta insieme alla mia anima gemella. La mattina seguente, mentre gli sposini, nella loro nuova casa, si preparavano per il viaggio di nozze, la madre della mia fidanzata mi consegnò un pacchetto pieno di prelibatezze per me e per i miei genitori. Il padre ci accompagnò alla stazione senza prendere la tangenziale e vidi -quartiere per quartiere- Napoli che si svegliava, già calda nonostante fosse trascorsa appena un'ora dall'arrivo dell'alba. Mentre salivamo sul treno la sorella -la più piccola della famiglia- mi scrisse, dispiaciuta dalla nostra partenza dopo quei giorni trascorsi leggeri e tutti assieme, che le saremmo mancati: guardavo il display del cellulare per rispondere e pensavo che aveva ragione. Mi sarebbero mancati anche loro. Mi girai verso la mia fidanzata per confidarle i miei pensieri e vidi una lacrima solcarle il viso: si stava formando un piccolo lago sotto gli occhiali da sole, che manco a farlo a posta, erano fatti a goccia.
La baciai e l'abbracciai forte, e nel prometterle che saremmo tornati presto a trovare i suoi cari, scoprii di essermi napoletanizzato un po'.

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