mercoledì 27 giugno 2012

Esame anno primo

Nel silenzio della stanza, il condizionatore si mise a vibrare come un frigo. Lui lavorava fitto fitto. Aveva addosso una camicia celeste e una cravatta sul viola, quasi impermiabile al caldo torrido di quei giorni che pur avvertiva.
Non c'è dubbio che l'aria fresca lo aiutasse a non sudare, ma gli era chiaro che la sofferenza era rimandata solo di qualche ora: la calura lo stava aspettando impaziente proprio fuori dall'ufficio.
Tra un atto e l'altro, tra una ricerca e l'altra, sentiva la concentrazione diradarsi come quelle nuvole che a primavera lasciano spazio al sole e che d'estate tutti noi bramiamo per un po' di refrigerio. Nel mezzo del suo lavoro si mise a pensare a quanto gli era successo nell'ultimo anno: dal superamento dell'esame di stato in poi.
Gli sembrava proprio che fosse passato un secolo: gli sembrava un'altra persona quel ragazzo un po' disperato e pessimista che aveva preparato impaurito l'orale per poi passarlo agilmente, travolgendo così le (proprie) cupe previsioni della vigilia e le pessime sensazioni del momento.
Gli sembrava un'altra persona anche quel ragazzo irrequieto che per un po' aveva albergato nei suoi vestiti e dormito nel suo letto, sempre più deluso quando non disilluso dalle ragazze che via via conosceva o che credeva di conoscere.
Gli sembrava che quel mondo e quei personaggi fossero lontani anni luce, sepolti dentro un cesto di ricordi, spiegazzati e ingialliti, con le loro facce tonde e la lingua lunga rivelatrice di una gran voglia di parlare insoddisfatta.
Anche l'amarezza per qualche battuta poco felice, per qualche situazione poco leggibile e per qualche (presunto) amico che se ne era sparito da un giorno all'altro senza più battere un colpo gli sembrava diversa da quella che avrebbe provato un tempo, come se nel suo nuovo mondo avesse trovato delle lenti diverse per guardare la realtà, graduate al punto giusto anche per decifrare gli accadimenti più controversi e le ipocrisie più palesi.
Arrivò alla conclusione che la differenza l'aveva fatta Lei: proprio quella che Lui non doveva corteggiare. Lei gli aveva dato certezze, tranquillità e tanto amore. Proprio di Lei si era innamorato perdutamente (e la cosa aveva dato fastidio a tanti, compresi i messaggiatori anonimi e i sedicenti moralizzatori), senza che vi fosse spazio per altre considerazioni, se non quella di starle accanto giorno dopo giorno e quindi una settimana, due, e poi i mesi che diventano quasi un anno.
Senza sosta, senza ripensamenti, con l'unico desiderio che l'amore continui a correre più del tempo, e che non si fermi mai.