Questa volta non si tratta di scriverle, parlarle, leggere le sue risposte, ascoltare quella voce timidamente romantica. Questa volta si tratta di vederla. Sta arrivando -così mi ha scritto- e la mia testa cerca di concentrarsi su quello che bisogna fare.
Anzitutto sistemare la camera, dove la busta delle camicie stirate è sempre in bella vista e deve essere nascosta entro i prossimi dieci minuti. Mi ci dedico velocemente, apro l'armadio e le camicie sono nello scaffale mobile (rotto ormai da tempo immemore) in un batter d'occhio. Peccato che lo scaffale mobile ceda e si porti dietro tutti gli scaffali mobili sotto di sè, in una sorta di rovinoso castello di carte di compensato.
Ricostruito l'interno dell'armadio, mi dedico a sistemare il divano, da sempre ridotto malissimo in casa mia. Metto i cuscini nella giusta posizione e ne sono soddisfatto. La morbida eccitazione dentro di me prende la forma dell'orologio targato Ikea che scandisce il passare di quei momenti di attesa.
Proprio mentre il mio conto alla rovescia si avvicina allo zero, ecco che mi ricordo il dettaglio fino a quel momento nascosto nell'ombra della curiosità mista a frenesia: non mi sono fatto la barba!
Scatto in piedi, apro la porta, cerco schiuma e lametta e comincio l'opera di deforestazione della mia faccia. Peccato che la lametta tagli una bollicina e che il sangue scorra copioso da quel piccolo e insignificante taglio.
Proprio mentre cerco di tamponare il disastro con un pezzo di carta igienica, sento vibrare il telefono. Leggo il suo nome sul display: il mio cuore è tutto un sussulto.
Mi dice che non riesce a trovare la mia strada, mi precipito giù a cercarla. Quando la vedo, capisco che è ciò questo da un mese a questa parte desideravo. Mi colpisce il suo sorriso, così ampio. Mi stupiscono i suoi occhi sinceri e i suoi riccioli infiniti. Mi piace sentirla parlare e guardarla allo stesso tempo. Di lì a poco non conterà più niente, nè la mia bollicina sanguinante, nè la piccola distanza che ci separa da casa mia.
Di lì a poco vivremo in una realtà sospesa, tanto esaltante quanto voluta, tanto dolce quanto naturale.
Anzitutto sistemare la camera, dove la busta delle camicie stirate è sempre in bella vista e deve essere nascosta entro i prossimi dieci minuti. Mi ci dedico velocemente, apro l'armadio e le camicie sono nello scaffale mobile (rotto ormai da tempo immemore) in un batter d'occhio. Peccato che lo scaffale mobile ceda e si porti dietro tutti gli scaffali mobili sotto di sè, in una sorta di rovinoso castello di carte di compensato.
Ricostruito l'interno dell'armadio, mi dedico a sistemare il divano, da sempre ridotto malissimo in casa mia. Metto i cuscini nella giusta posizione e ne sono soddisfatto. La morbida eccitazione dentro di me prende la forma dell'orologio targato Ikea che scandisce il passare di quei momenti di attesa.
Proprio mentre il mio conto alla rovescia si avvicina allo zero, ecco che mi ricordo il dettaglio fino a quel momento nascosto nell'ombra della curiosità mista a frenesia: non mi sono fatto la barba!
Scatto in piedi, apro la porta, cerco schiuma e lametta e comincio l'opera di deforestazione della mia faccia. Peccato che la lametta tagli una bollicina e che il sangue scorra copioso da quel piccolo e insignificante taglio.
Proprio mentre cerco di tamponare il disastro con un pezzo di carta igienica, sento vibrare il telefono. Leggo il suo nome sul display: il mio cuore è tutto un sussulto.
Mi dice che non riesce a trovare la mia strada, mi precipito giù a cercarla. Quando la vedo, capisco che è ciò questo da un mese a questa parte desideravo. Mi colpisce il suo sorriso, così ampio. Mi stupiscono i suoi occhi sinceri e i suoi riccioli infiniti. Mi piace sentirla parlare e guardarla allo stesso tempo. Di lì a poco non conterà più niente, nè la mia bollicina sanguinante, nè la piccola distanza che ci separa da casa mia.
Di lì a poco vivremo in una realtà sospesa, tanto esaltante quanto voluta, tanto dolce quanto naturale.