La paura del vuoto non è per me un concetto psicologico, artistico o scientifico. Nel mio caso, infatti, affronto pressochè tutti giorni un horror vacui molto più concreto.
Cominiciando a spiegarmi meglio, è bene che premetta che il vuoto di cui sto parlando è un vuoto di lavoro, da non confondersi (attenzione) con il vuoto lavorativo, cioè la paura di rimanere senza un posto di lavoro stabile. Quest'ultima eventualità non mi tocca per adesso semplicemente perchè non ho un lavoro fisso e quindi -per dirla con un proverbio cinese- "occhio non vede, cuore non duole".
La paura del vuoto di lavoro è invece il timore di stare in ufficio senza avere niente da fare. Se, infatti, le mattinate volano quando sei pieno di scartoffie sulla tua scrivania e quando hai decine di pratiche da controllare e ti sembra di essere un ghepardo da come ti muovi veloce nella giungla delle difficoltà che ti si propongono, quando alle 11.10 ti trovi, con la pausa caffè già fatta, senza più nulla da evadere, ti senti una tartaruga imbranata senza il suo guscio e l'ora della pausa pranzo (normalmente le 13) è più lontana dell'Australia e non arriva mai a consolare il tuo pietoso stato d'animo.
Adesso che sono le 14.05, con la pausa pranzo fatta (per fortuna dal salumiere e non dal benzi-ristorante), mi trovo nella stessa condizione di cui sopra, con la sostanziale differenza però che adesso sto aspettando le 18 senza sapere più cosa inventarmi, avendo già fatto tutto il mio lavoro.
Questo quindi è il mio horror vacui odierno. Senza pensare a cosa accadrà domani...
Cominiciando a spiegarmi meglio, è bene che premetta che il vuoto di cui sto parlando è un vuoto di lavoro, da non confondersi (attenzione) con il vuoto lavorativo, cioè la paura di rimanere senza un posto di lavoro stabile. Quest'ultima eventualità non mi tocca per adesso semplicemente perchè non ho un lavoro fisso e quindi -per dirla con un proverbio cinese- "occhio non vede, cuore non duole".
La paura del vuoto di lavoro è invece il timore di stare in ufficio senza avere niente da fare. Se, infatti, le mattinate volano quando sei pieno di scartoffie sulla tua scrivania e quando hai decine di pratiche da controllare e ti sembra di essere un ghepardo da come ti muovi veloce nella giungla delle difficoltà che ti si propongono, quando alle 11.10 ti trovi, con la pausa caffè già fatta, senza più nulla da evadere, ti senti una tartaruga imbranata senza il suo guscio e l'ora della pausa pranzo (normalmente le 13) è più lontana dell'Australia e non arriva mai a consolare il tuo pietoso stato d'animo.
Adesso che sono le 14.05, con la pausa pranzo fatta (per fortuna dal salumiere e non dal benzi-ristorante), mi trovo nella stessa condizione di cui sopra, con la sostanziale differenza però che adesso sto aspettando le 18 senza sapere più cosa inventarmi, avendo già fatto tutto il mio lavoro.
Questo quindi è il mio horror vacui odierno. Senza pensare a cosa accadrà domani...