Mi girai e lo vidi. Sempre elegante e forbito nell'eloquio, con un occhio guardava il pc e con l'altro scrutava maliziosamente le mie giovani colleghe. Faceva un rumore fastidioso con il suo lento sogghignare: sembrava che stesse cercando di conquistare le sue interlocutrici con le sue affabili parole e con quelle sterili battute che non avrebbero fatto ridere nemmeno una ragazza ubriaca il venerdì sera.
Il Tenente Colombo -così lo chiamavamo per via dell'occhio ballerino- era sempre in cerca di nuove conquiste. Era ossessionante, non mollava l'agognata preda nemmeno per un secondo, cercava di circuirla in ogni attimo della conversazione. Pensava di essere un Don Giovanni guercio, ma era certamente l'uomo meno desiderato e più scansato di tutto quel piccolo universo. Forse avrebbe voluto essere un latin lover ma in realtà era più simile alla speranza che non si realizza mai, nemmeno dopo mesi di astinenza, nemmeno da solo su un'isola deserta.
Era strano che percepissi la sua diffidenza: non me ne fregava niente di lui e dei suoi modi da galantuomo di terza categoria. Ma quella diffidenza era forte e penetrava nel mio animo rinfrancato dal precedente finesettimana pieno di novità. Chissà, forse aveva capito che non lo sopportavo. Forse era semplicemente più infastidito della mia presenza di quanto io fossi della sua.
Mi spostai dal raggio del suo occhio sinistro e, come per magìa, quello cominciò a seguirmi, improvvisamente meno attento alle ragazze che lo circondavano e più incuriosito dal mio incessante messaggiare.
Sembravamo su due universi paralleli: lui scriveva al computer guardandomi, e io lo guardavo incidendo i miei polpastrelli sulla tastiera a sfioro del mio cellulare. Appena inviato il primo sms, cominciai a fissarlo e lui fece altrettanto, coi suoi occhi finalmente uniti sulla stessa immagine. Era sul punto di dirmi qualcosa: la sua mente stava articolando una domanda indiscreta, un interrogativo ozioso al quale io avrei cercato di non rispondere.
Proprio mentre Colombo stava per rompere gli indugi, il mio telefono iniziò a vibrare per il messaggio di risposta e, come se non bastasse, il pc davanti a lui iniziò a emettere un piccolo suono tanto fastidioso quanto la sua odiosa risata.
Mentre ero concentrato sulla lettura del secondo sms, lo sentii agitarsi per quell'imprevisto informatico, che aveva cancellato tutto il suo lavoro. Se ne uscì di corsa con un occhio fuori dall'orbita e l'altro fermo nella sua rabbia cocente per l'accaduto. Quando alzai gli occhi non c'era più traccia di lui e della sua diffidenza. Un messaggio ti salva la giornata, a volte. O forse spesso.
Era strano che percepissi la sua diffidenza: non me ne fregava niente di lui e dei suoi modi da galantuomo di terza categoria. Ma quella diffidenza era forte e penetrava nel mio animo rinfrancato dal precedente finesettimana pieno di novità. Chissà, forse aveva capito che non lo sopportavo. Forse era semplicemente più infastidito della mia presenza di quanto io fossi della sua.
Mi spostai dal raggio del suo occhio sinistro e, come per magìa, quello cominciò a seguirmi, improvvisamente meno attento alle ragazze che lo circondavano e più incuriosito dal mio incessante messaggiare.
Sembravamo su due universi paralleli: lui scriveva al computer guardandomi, e io lo guardavo incidendo i miei polpastrelli sulla tastiera a sfioro del mio cellulare. Appena inviato il primo sms, cominciai a fissarlo e lui fece altrettanto, coi suoi occhi finalmente uniti sulla stessa immagine. Era sul punto di dirmi qualcosa: la sua mente stava articolando una domanda indiscreta, un interrogativo ozioso al quale io avrei cercato di non rispondere.
Proprio mentre Colombo stava per rompere gli indugi, il mio telefono iniziò a vibrare per il messaggio di risposta e, come se non bastasse, il pc davanti a lui iniziò a emettere un piccolo suono tanto fastidioso quanto la sua odiosa risata.
Mentre ero concentrato sulla lettura del secondo sms, lo sentii agitarsi per quell'imprevisto informatico, che aveva cancellato tutto il suo lavoro. Se ne uscì di corsa con un occhio fuori dall'orbita e l'altro fermo nella sua rabbia cocente per l'accaduto. Quando alzai gli occhi non c'era più traccia di lui e della sua diffidenza. Un messaggio ti salva la giornata, a volte. O forse spesso.