sabato 20 agosto 2011

Il coraggio di non dirglielo

Un piccolo fruscio all'apice del silenzio. I rami degli alberi che circondavano la spiaggia ne furono scossi. Un secondo, non un attimo di più, ma tanto bastò a svegliarlo dal torpore in cui era caduto in quel decimo giorno di vacanza.
Aperti gli occhi, un fascio di luce lo travolse e lo portò di nuovo alla realtà. Era disteso su una spiaggia nera, sentiva sulla schiena i grossi granelli di sabbia che lo infastidivano, ma rimase immobile, in quella posizione, ad ammirare il mare.
Davanti a quello specchio d'acqua calmo, i suoi amici si scambiavano acrobazie coi racchettoni, più attenti a non urtare sassi con i piedi che alla direzione, più che casuale, in cui si muoveva la pallina.
La sua mente però non andava di pari passo con il suo sguardo, ma ne viveva sganciata, cristallizzata nei pensieri che l'avevano attraversata fino ad un attimo prima.
Si era destato con lei nella testa. Una lei nuova, avrebbe giurato, che niente aveva da spartire con le idealizzazioni che lo avevano rapito nei mesi precedenti.
Una lei normale, avrebbe pensato, più vicina al suo cervello ancor prima che al suo cuore. Una lei futura, avrebbe sperato, dato che nel presente non avrebbe certamente potuto viverle al fianco.
Con quest'immagine nella testa si girò su un lato, e sentì forti i granelli pungerlo.
Il sole stava proiettando gli ultimi raggi di quel pomeriggio agostano e i suoi amici erano ancora intenti nelle acrobazie, nel tentativo -spesso vano- di non far cadere la pallina blu sopra la spiaggia nera.
Si chiese se fosse giusto dirglielo, se fosse corretto informarla di ciò che lui sentiva. Si ritrovò disteso e pensieroso, quando un altro fruscio lo condusse lentamente in un sonno purificatore.

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